domenica 26 dicembre 2010

Tanti auguri

Forse vi chiederete come mai non sta scrivendo nessuno su questo blog, forse si sono presi tutti una vacanza e il blog ha deciso di non fare eccezione.


O forse all'ultima riunione in cui non c'ero hanno detto che su questo blog non si scrive più e io non lo so ancora!


Beh, in ogni caso volevo approfittarne per augurare un Buon Natale a tutti quelli che parlano la mia stessa lingua ma sono nati da un'altra parte, a tutti quelli che magari non festeggiano il compleanno di Gesù ma Hanukkah o la festa del Sol Invictus.


Augurare buone feste a chi non crede in niente ma gli piace mangiare tanto al cenone e tutto il resto chissenefrega.


Farmi fare gli auguri in iraniano, in iracheno o in albanese ma farmeli fare con qualche parola intraducibile che così non ci capisco niente ma sono felice lo stesso.


E magari qualcuno prima di tornare a casa per le feste ha fatto la valigia e ci ha messo un sacco di cose e si spera che prima o poi ci dica cosa c'era dentro.


Insomma, mi spiace quasi che non sia Pasqua perché almeno potrei pensare che il blog è morto ma che tra 3 giorni risorge!


domenica 12 dicembre 2010

il tram non partiva, accanto alla scuola francese (dov' è doa)


in ritardissimo sulla tabella di marcia vi racconto di quella che è stata la speranza di una cena con farian. mi presento perfettamente puntuale dove parte il tram per superga, che è bellissimo e rosso, peccato che in inverno certi orari un po' serali non li faccia e di conseguenza anche il bar è chiuso, allora vado in un altro bar lì a fianco, che è molto meno pittoresco e mi sembra quasi indegno di non so bene cosa. alla fine farian la vado a prendere alla scuola francese, dove suo figlio atesh (purtroppo il baby names finder non me ne dice il significato, e forse non ce l' ha, e forse potevo chiederlo a farian) va appunto, a scuola, e dove in questo momento sta facendo judo.

al milky bar, nella mia memoria si chiama così, io prendo un succo ai mirtilli e farian una tisana e discutiamo sul da farsi, condividendo appunto la consapevolezza che il suo non essere di lingua matrigna ma di lingua madre italiana la rende un punto interrogativo in questa questione.

le chiedo allora se lei per caso non conosce degli scrittori iraniani linguamatrignati e lei mi fornisce alcuni nomi dei quali trovo tracce labili in internet, ma questa è una generazione wikipedia e io sono bloccata in una stanza wifizzata e più che googlare non riesco a fare adesso.

Di Parviz Parvizian non trovo molto, di Bijan Zarmandili invece qualcosa in più, e scopro che come minimo ha due lauree, una in architettura, una in scienze politiche, e più conosco iraniani, più mi fanno sentire così come un alberto sordi in gonnella , come se loro fossero dotati di un cosmopolitismo che io al limite me la sono fatta tra veneto e roma e torino.

averci a che fare con la mia bassa autostima è fin troppo semplice, e per adesso non mostrerò di nuovo il fianco.

(sapete con chi piacerebbe parlare, iranianamente parlando?!? a me piace molto marjane satrapi e il suo Persepolis, sarà che l' ho visto quand' ero un po' depressa e c' è questa lunga scena di lei in depressione - da cui poi si riprende a un certo punto in maniera clamorosa - perlomeno nel film, sarà che ricollegare le proprie tragedie sentimentali e/o personali e metterle al centro quando al centro in quel momento storico c' era molto altro, e far convivere le due cose, non lo so, a me piace molto, e mi piacerebbe ritrovare la mia copia di persepolis e parlarne con farian, e se sapessi il francese, se fossi una persona molto più seria, anche con marjane)

lunedì 6 dicembre 2010

A cena con Tawfik

ANTIPASTI

Palline di caprino profumate all’arancia e ricoperte di scaglie di pistacchio

Vellutata di zucchine, tahin e yogurt greco

Crema di caprino alle erbe

Noci, mandorle, tarallini

Ebbene, signori, il nostro attesissimo Tawfik è arrivato. E con grande, grandissima puntualità.

Quando suona il campanello, nella stanza tutto diventa immobile. E ora?

Ripeto come un mantra che non poteva esserci assortimento migliore. Ci sono il brillante, il timido, il chiacchierone, il gentile. Chi saprà rompere il ghiaccio, chi impedirà incidenti diplomatici, chi invoglierà l’ospite a raccontarsi.

Tawfik sorseggia vino e comincia amabilmente a raccontarsi.

All’inizio fu Dante.

Un brillante insegnante di letteratura fa conoscere la Divina Commedia in Arabo ai ragazzi, e per Younis è amore a prima vista. Riesce a procurarsene una copia in arabo da un padre domenicano, e decide che seguirà le tracce di Dante fino in Italia.

La decisione è avventata, e suo padre cerca di dissuaderlo in tutti i modi: gli Italiani hanno appena ucciso il loro presidente! Dove vai?

Ma Tawfik ha appena vinto un premio letterario per le sue poesie, e con quei soldi parte alla volta del Paese di Dante.

Torino capita quasi per caso. Un amico si è appena trasferito qui da Firenze, e Younis va a stare da lui.

Prima ancora di imparare l’Italiano, Tawfik comincia a leggere la Divina Commedia in lingua originale.

Legge un canto al giorno, aiutandosi con la preziosa versione in Arabo che conserva amorevolmente.

Più si addentra nella lettura, e più si accorge che c’è un’impronta della cultura islamica negli scritti di Dante. Ad esempio la forma dell’Inferno a cono rovesciato c’è anche nel Libro di Maometto.

Dante diventa quasi il simbolo del sincretismo delle due culture e delle due religioni. E per Tawfik non è che l’inizio.

mercoledì 1 dicembre 2010

Napoletani

"Stiamo in Italia, dice babbo, ma non siamo italiani. Per parlare la lingua la dobbiamo studiare, è come all'estero, come in America, ma senza andarsene. Molti di noi non lo parleranno mai l'italiano e moriranno in napoletano. È una lingua difficile, dice, ma tu l'imparerai e sarai italiano. Io e mamma tua no, noi nun pu, nun po, nuie nun putimmo".

Erri De Luca, Montedidio


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