lunedì 8 novembre 2010

chi esclude chi a piazza vittorio - amara lakhous



inanzitutto una visione preliminare. quasi un test di Rorschach delle vetrine di piazza Vittorio a Roma dove è ambientato il romanzo di Amara Lakhous. La prima cosa che mi ha colpito fotografandomi intorno è che sembra esserci un grande rimosso nelle pagine di Lakhous, ovvero la realtà cinese. Vi sono infatti le voci di un iraniano, di un olandese, di un milanese e di una napoletana (e molte altre) che si intrecciano nel romanzo, che parcellizzano la realtà (pratica umana) per poterla mettere al servizio dei soggettivi rancori, o amori, che poi come si dice in Donnie Darko "il vero opposto dell' amore non è l' odio ma la paura".

(Donnie: Life isn't that simple. I mean who cares if Ling Ling returns the wallet and keeps the money? It has nothing to do with either fear or love.
Kitty Farmer: Fear and love are the deepest of human emotions.
Donnie: Okay. But you're not listening to me. There are other things that need to be taken into account here. Like the whole spectrum of human emotion. You can't just lump everything into these two categories and then just deny everything else!)

Ma non ci sono cinesi. Ora: com' è possibile?!? Per molti anni chiunque ha considerato piazza Vittorio un imbarcadero cinese a tutti gli effetti, prima ancora che ci rendessimo conto che vi erano molte altre realtà. Ci sono delle vie a piazza Vittorio e limitrofi in cui vi sono solamente negozi di abbigliamento cinesi. Non sto scherzando. E' come se in una via di una qualunque città vi fossero solo negozi di toelettatura per cani, tutti uguali, uno dopo l' altro. Come la mettiamo? sono quasi sicura che qualcuno avrà una risposta, forse l' avrà già data, è una cosa che fa alzare il sopracciglio, ma solo perchè non la capisco. Quindi l' altra vera domanda che mi pongo è: perchè in un romanzo ambientato a piazza Vittorio che contempla così tante diversità, una delle più evidenti non viene presa in considerazione?

qui sopra ci sono due vetrine. una è di un negozio di oggettistica italiano, e l' altro è di un negozio di oggettistica cinese. vi lascio al vostro test di Rorschach.

Ecco perchè poi l' altro giorno in classe mi è venuto da chiedermi: ma scrittori cinesi che scrivano in italiano? dovrebbero essercene eccome.

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