Poiché del ricordo di 37 anni vissuti in russo si trattava, ripercorrerli nella madrelingua permise a Nabokov di colmare lacune, aggiustare incongruenze, rivedere le sviste di Mnemosyne. Tornato in Europa dopo 20 anni di assenza, poi, confrontatosi con i ritrovati parenti, apportò allo scritto ulteriori «modifiche sostanziali, e copiose aggiunte», informava nel '66. Infine ne ritradusse la versione definitiva in inglese, pensando che quella «ri-anglicizzazione di una ri-versione russa di ciò che fu ri-narrazione inglese di ricordi russi» fosse sì «un compito infernale»: una fatica «mai tentata da esseri umani». Una di quelle «metamorfosi multiple», però, «ben nota alle farfalle»: delle quali miracolosamente dispiega sulla carta l'intrattenibile bellezza. (da La Stampa)
Qui tutto l'articolo:
Come si diventa Nabokov di Alessandra Iadicicco (La Stampa)
Nessun commento:
Posta un commento