mercoledì 10 novembre 2010

Dizionario Delle Parole Intraducibili

Lo psichiatara nipponico Takeo Doi, pubblicò qualche tempo fa un saggio che in Italia è stato pubblicato come Anatomia della Dipendenza. Lo psichiatra parte dalla constatazione che esistono delle parole intraducibili per arrivare alla constatazione che lingue diverse, siano costruite strutture mentali diverse.

La sua analisi parte dal temine giapponese amae:

"Amae (甘え) è una parola giapponese coniata da Takeo Doi partendo dal verbo amaeru ed è un sostantivo usato come parola-chiave per spiegare, analiticamente, il comportamento di una persona che cerca di indurre una figura autoritativa, come un genitore, un coniuge, un insegnante o un superiore, a prendersi cura di lei. Il verbo in sé è usato per descrivere il comportamento di altre persone. La persona che sta esprimendo amae può implorare o lamentarsi o, in alternativa, può agire egoisticamente nella convinzione che la persona che si occupa di lei perdonerà e sarà condiscendente. Il comportamento dei bambini verso i genitori è forse l'esempio più comune di amae, ma è stato suggerito che le pratiche pedagogiche nel mondo occidentale cercano di interrompere questo tipo di dipendenza nei bambini, mentre essa continua fino all'età adulta, nelle relazioni più strette, in Giappone" (da wikipedia)

Nell'intervista di Elvira Dones ritroviamo la stessa difficoltà nel trovare una parola corrispondente in altre lingue per la parola albanese mall, che viene tradotta con un giro di parole. Sarebbe interessante cerare un dizionario, insieme agli autori, di queste parole intraducibili.

A questo proposito aggiungo, in alto, il link ad una pagina che si chiama, appunto Dizionario delle Parole Intraducibili. Ora non resta che coinvolgere i nostri autori.

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